giovedì 31 maggio 2007

Vampiri

Vediamo quanto costa lo stato ai lavoratori? Un'attenta disamina del nascente gruppo autogoverno.org.

La fonte ? lo stesso gruppo autogoverno.org

E' molto probabile che come la stragrande maggioranza, Lei non sia a conoscenza di quanto lo Stato, per i servizi che offre, preleva dallo stipendio complessivamente guadagnato dai lavoratori.

Eppure questo dato ? molto importante, perch? conoscendolo ognuno si renderebbe conto di quanto siano ingiusti gli sprechi, l'inefficienza, i privilegi e la corruzione degli apparati pubblici a causa delle scelte dei nostri "Rappresentanti". Oltre a ci? pochi conoscono i dati di uno studio recente per il quale ogni italiano, vecchi e bambini compresi, deve pagare per il "lavoro" dei "rappresen- tanti" eletti nel Parlamento, nei Consigli regionali, provinciali e comunali la bella cifra di 2000 (duemila) euro l'anno, pari a quattro milioni delle vecchie lire.

Ma c'? di pi?: non a caso la Corte Costituzionale, con un atto politicamente disgustoso, ha bocciato la richiesta di un referendum in cui si chiedeva che ai lavoratori venisse pagato l'intero stipendio prodotto e che fossero gli stessi a pagare direttamente le tasse dovute allo Stato.

E' evidente che in caso di vittoria del referendum i lavoratori avrebbero conosciuto quanto pagano per mantenere lo Stato e questo avrebbe potuto destabilizzare lo Statu quo dei partiti. Diciamo subito che l'Unione delle Liste civiche non si limita a segnalare ci? che l'informazione di regime tiene nascosto ai lavoratori sullo stipendio reale prodotto, ma fa anche proposte concrete per cambiare questo assurdo stato di cose.

Il dato che risulta subito evidente esaminando la busta paga di un lavoratore dipendente sia pubblico sia privato, ? che quasi tre quarti del suo stipendio vanno allo Stato e ci? che riceve ogni mese come frutto del suo lavoro, ? appena un quarto di ci? che l'impresa o l'ente paga effettivamente.

Questo significa che su 10 euro pagati dall'impresa o dall'Ente al lavoratore, quasi 7,5 euro scompaiono in tasse, imposte, balzelli e contributi "volontari" e solo 2,5 euro restano nelle sue tasche per mantenere se stesso e la sua famiglia.

In una giornata di otto ore, ogni lavoratore dipendente lavora sei ore per lo Stato e solo due per se stesso.

Considerando un anno di lavoro, i dipendenti che non possono evadere le tasse lavorano per lo Stato fino alla fine del mese di settembre e da ottobre in poi lavora per se stessi e per la loro famiglia. Se non fosse vera, come dimostreremo, la cosa sarebbe assurda ed incredibile.

Leggere per vederci chiaro.

Cominciamo a prendere in esame la categoria pi? numerosa e tartassata: i lavoratori dipendenti. Uno studio effettuato dall'economista Samuel Magiar d? un'idea indicativa (in difetto, perch? mancano alcune voci importanti), della percentuale del prelievo forzoso effettuato dallo Stato. Lo studio, pubblicato sul "Duemila" numero luglio-agosto 2003, comprende i costi effettivi che un lavoratore deve sostenere sotto forma di detrazioni fiscali e contributive.

Prima voce l'INPS a carico del datore di lavoro: e prima mistificazione totale. Ci? che l'azienda paga per il lavoro effettuato, indicato in busta paga come "lordo annuo" (poniamo 100 euro), non ? affatto un "valore lordo".

Facciamo un esempio concreto: se un lavoratore percepisce uno stipendio lordo di 100 euro, i contributi definiti "a carico d'impresa" (INPS, INAIL e TFR, che sono versati dal datore di lavoro ma guadagnati dal lavoratore), ammontano a 53 euro che non appaiono in busta paga.

Se il lavoratore costa al datore di lavoro 100 euro pi? 53 euro, ? evidente che il "vero lordo" ? 153 euro. Dunque, un terzo della prima voce (53 euro, che, lo ripetiamo, ? denaro di "propriet?" del lavoratore), se ne va solo per questo contributo "garantito" da una "Promessa di pensione" fatta dall'INPS gestito da comitati di burocrati, sindacalisti e politici pagati profumatamente dai lavoratori stessi.

Va da s? che se uno muore prima di aver maturato il diritto alla pensione, l'INPS incamera tutto quanto ? stato versato dal lavoratore ed i suoi familiari non percepiscono una lira del denaro che legittimamente appartiene al lavoratore stesso e non all'INPS.

L'INPS, infatti dovrebbe solo "gestirlo" alle migliori condizioni di mercato per dargli la pensione una volta raggiunta l'et? pensionabile e, in caso di interruzione dei versamenti, restituire ai legittimi eredi o ai familiari l'ammontare di quanto ha versato che non sar? pi? utilizzato per questo specifico scopo. Non sappiamo come si chiami altrove, ma da noi questo ? chiaramente un "sottrazione", legalizzata dai politici e dai sindacati che non fanno mai sapere alla gente come stanno veramente le cose.

Ma c'? molto di pi?: ? ipotizzabile che con gli attuali parametri, dopo quaranta anni di versamenti, un lavoratore, fra capitale ed interessi maturati sulle cifre "volontariamente" versate all'INPS, paghi media- mente oltre cinquecento mila euro, pari ad un miliardo di vecchie lire. Ci piacerebbe sapere quale sarebbe la pensione che una banca o un'assicurazione qualsiasi potrebbe offrire per la stessa cifra.

A noi risulta, infatti, che sarebbe molto, molto maggiore di quella erogata dall'INPS Allora ci resta da capire la ragione per la quale i lavoratori sono obbligati a pagare a quella specie di Moloch sindalcal-burocratico di Stato che ? l'INPS, cifre salatissime per ricevere, dopo quaranta anni di versamenti, pensioni irrisorie.

La seconda voce del prelievo forzoso dello stipendio prodotto dal lavoratore ? costituita dai contributi INPS, sempre "volontari", del 9% pagati dal lavoratore stesso (sempre calcolati sul "falso" lordo). Come gi? riportato sopra, abbiamo chiamato "falso" il "lordo" perch? il lavoratore non si rende esattamente conto di quanto viene prelevato dal reddito che produce che fino adesso corrisponde esattamente a 62 euro (53+ 9) sui 153 che costa all'azienda per il lavoro da lui svolto. Dei 153 euro adesso gli restano pertanto 91 euro (153-62).

La terza voce ? l'IRPEF che, come tutti sanno, ? una tassa calcolata per scaglioni di reddito con aliquote progressive e con una detrazione fissa per il lavoratore dipendente. L'aliquota pi? bassa ? oggi del 19%; se il lavoratore possiede la prima casa, il suo reddito figurato, in sede di calcolo IRPEF, annulla o quasi la detrazione fissa. Il nostro lavoratore pagher? per questo allo Stato 21 euro di IRPEF per ogni euro di "lordo", oppure per ogni 153 euro del costo di lavoro. Riassumendo: fino adesso abbiamo un prelievo di (53+9+21= 83); ottantatr? euro di prelievo sui 153 euro lordi iniziali, che sono pari al 55% del suo stipendio globale. Al lavoratore restano circa 70 euro dei 153 guadagnati col suo lavoro.

La quarta voce ? costituita dall'IVA pari al 20% sulla maggior parte dei beni e si pu? calcolare che facendo una media fra le diverse aliquote IVA, altri 13 euro se ne vanno con questa imposta. Cos? il lavoratore d? allo Stato 96 (83+13) euro dei 153 che l'azienda, il ministero o l'ente spende per lui. Al lavoratore restano 57 (70-3) lire su 153: quasi un terzo del suo stipendio.

La quinta voce ? costituita dalla tassa sui carburanti, compresa quella relativa ai carburanti per il riscalda- mento. La spesa annua per il carburante per il riscaldamento ? calcolata mediamente in 750 euro (un milione e mezzo di vecchie lire), mentre per 10.000 km. di percorrenza media della macchina sborsa altri 800 euro (un milione e seicentomila vecchie lire). Complessivamente la spesa per la quinta voce ? di 1.550 euro pari a circa tre milioni centomila vecchie lire (in realt? oggi la cifra ? pi? alta, ma ammettiamo che vada bene cos?). Le tasse pagate su questa voce ammontano a circa 1.050 euro (circa due milioni e centomila vecchie lire), che corrispondono a circa 7 euro dei 100 lordi, che portano il totale prelevato sui 153 euro iniziali del costo del lavoratore per l'azienda a 103 euro (96 + 7); a lui ne restano 50 (57-7) su 153 guadagnati.

Sesta voce del prelievo: il bollo auto calcolato in 0,50 euro.

Settima voce l'ICI; la tassa pi? ingiusta ed assurda che ci sia, perch? colpisce soprattutto la prima casa: un Diritto naturale inviolabile garantito da ogni Costituzione di qualsiasi Stato appena degno di questo nome, in Italia giustificata dal fatto di mantenere gran parte delle entrate dei Comuni. Potremmo dire che tale ICI ? non solo incostituzionale, ma anche chiaramente ?predatoria? in quanto tassa che intacca il capitale accumulato da una famiglia attraverso una vita di sacrifici, e non gi? tassa sul reddito? Si pu? immaginare che con simili ipocrite giustificazioni si possano espropriare i cittadini di tutto ci? che guadagnano in nome della salvaguardia delle entrate dello Stato; ed in effetti siamo molto vicini a questa soglia. Un altro euro se ne va dunque per l'I.C.I., tassa imposta per foraggiare i Comuni, senza togliere una lira agli sprechi ed ai privilegi concessi a piene mani dai politici per ottenere voti di scambio. Una singolare forma di federalismo alla rovescia, in quanto ? noto che una delle principali regole del federalismo non sta nella proliferazione delle imposte, ma nel principio che l?onere sostenuto dal cittadino deve essere inferiore al beneficio che ne ricava.

Complessivamente (153-53-9-21-13-7-0,50-1= 48,5) al lavoratore restano 48,5 euro sulle 153 guadagnate, mentre lo Stato ne preleva 104,5.

Il calcolo fatto fino a questo punto corrisponde quasi al 70% di quanto un lavoratore dipendente paga allo Stato in tasse e contributi; ma non ? finita qui. Sebbene il dato sia accuratamente nascosto dall'informazione di regime (giornali e TV), che passa solo le notizie permesse dalla partitocrazia e dai sindacati per non spaventare la gente ed appaia drammaticamente diverso da quello percepito dai lavoratori, chiunque sa che ci sono ben altri balzelli che i cittadini sono costretti a pagare, direttamente o indirettamente, allo Stato.

Basta chiedere un permesso al Comune, parcheggiare la macchina (quasi che la citt? appartenesse al Comune, anzich? ai cittadini), avere bisogno di medicine e di cure non previste da S.S.N., iscrivere un giovane all'universit?, pagare le tasse scolastiche, usare le autostrade che abbiamo gi? profumatamente pagato, pagare le tasse sui rifiuti (ci viene costantemente detto che riciclare i rifiuti equivale a mantenere un ambiente sano, e che i rifiuti riciclati sono una risorsa economica. Come mai la raccolta differenziata ? che avviene a cura dei cittadini ? costa di pi? al contribuente? Perch? per il suo lavoro ed il suo civismo il cittadino ? gravato dall?aumento della tassazione?), il passo carrabile, l'addizionale provinciale sull'acqua e sul gas, l'addizionale regionale, l'addizionale comunale, l'imposta sulla pubblicit? che le imprese scaricano sui consumatori, l'occupazione del suolo pubblico (idem), il canone RAI, le tasse sulle assicurazioni, le imposte indirette sugli atti amministrativi, di bollo e di registro, concessioni governative, domande di autorizzazione, le tasse sull'iva (che sono una tassa sulla tassa) del riscaldamento e dell'acqua, per rendersi conto che il prelievo di 104,5 euro su 153 dello stipendio sono solo la parte pi? grande, ma non definitiva, del prelievo statale.

La legislazione fiscale, infatti prevede ben trecento voci di tassazione, delle quali 86 vanno sotto l'indicazione "tributi statali", 27 sotto quella di "tributi locali", il resto va sotto la voce "varie". E' stato calcolato che mediamente il totale di ci? che complessivamente lo Stato preleva da quanto guadagnato dal lavoratore, ammonta a circa 113 euro su 153, pari a quasi tre quarti (114,75 euro) dello stipendio.

Chi ha seguito fin qui adesso ? a conoscenza di quanto lo Stato, per giunta indebitato fino al collo per gli sprechi, per l'inefficienza e per i privilegi concessi, quando non si tratta di corruzione, spende per fornire ai cittadini servizi scadenti e spesso da terzo mondo. Dalla Nuova Zelanda, ci giunge notizia che laggi?, per sopperire alla crisi economica il Consiglio comunale di Christchurch ha deciso di autoridurre i Consiglieri comunali da 24 a 12. In Italia, quasi tutti i nuovi Statuti delle Regioni prevedono un aumento dei Consiglieri regionali. Toscana e Veneto, per esempio, passeranno da 60 a 80 Consiglieri. E? questo il modo per ridurre quello che l?ex Ministro Tremonti ha definito il terzo debito pubblico del mondo? Un maggior numero di Consiglieri regionali sar? garanzia di buon funzionamento dell?istituzione? E secondo quale criterio?

Detto ci?, credere che non sia possibile riformare lo Stato, come lascerebbero supporre i fallimenti delle tre Commissioni bilaterali istituite dal Parlamento per riformare la Costituzione, ? sbagliato. La riforma dello Stato ? possibile, ma ad un'unica condizione: che i Titolari, della Sovranit? possano anche "esercitarla" sui fatti che li riguardano e non solo quando vanno a votare.

Allora non ci resta che stabilire chi ? il TITOLARE dello Stato e se, in quanto tale, debba avere, oppure no, il diritto di ESERCITARE la sua "sovranit?" sui fatti che lo riguardano direttamente. Il TITOLARE dello Stato, dice l'art. 1? comma 2? della Costituzione, ? il popolo, cio? la gente, i cittadini, Lei. Ma la gente, i cittadini, Lei, ha gli strumenti per cambiare lo Stato?

La risposta la conosce benissimo: ? NO!

La "titolarit?", in Italia, vale solo il giorno delle elezioni per permettere ad ogni avente diritto al voto di scegliersi i Padroni: cio? i "Rappresentanti".

Ma.....noi sapevamo che il rappresentante (l'eletto) deve sempre essere subordinato alla volont? del rappresentato, del Titolare, sia dell'Impresa, sia dello Stato; non le sembra?

Quando mai si ? visto un Rappresentante fare quello che vuole, indipendentemente o contro la volont? di chi lo ha "assunto" (in politica: "delegato a rappresentare la sua volont?")?

Un po' buffo questo concetto di "Democrazia", vero? Eppure ? questo ci? che hanno stabilito per i secoli a venire i cosiddetti "Padri costituenti"; dunque: guai a parlare di riformare la Costituzione e gli Statuti regionali, provinciali e comunali (che sono delle piccole Costituzioni), in questo solo punto: ? impossibile solo perch? ai partiti tradizionali non conviene.

Nel 1992 si attribu? l'instabilit? cronica dei governi italiani al sistema elettorale proprorzionale. Il bipolarismo ha migliorato le condizioni di permanente rissa partitica? A fronte di tasse sempre pi? onerose, il debito pubblico italiano invece di calare ? cresciuto! Ancora 20 anni orsono, il lavoro di un padre di famiglia bastava a mantenere il suo nucleo. Oggi nemmeno il lavoro di moglie e marito ? sufficiente a mantenere una famiglia media.

Ecco: restituire al popolo, alla gente, ai cittadini, a Lei, la Titolarit? e l'Esercizio della sovranit? dello Stato, della Regione, della Provincia e del Comune, oggi di fatto negata, ? additato dai politici, come blasfemo, qualunquista, demagogico, utopico, antidemocratico, populista, ecc., quasi che lo Stato non fosse l'espressione della volont? collettiva del popolo intero, ma del potere accumulato da alcuni oscuri personaggi che lo usano per i propri scopi e non per il bene comune.

Restituire al popolo, ai cittadini, alla gente la Titolarit? e l'Esercizio della sovranit? dello Stato ? proprio l'unico punto su cui si impegna politicamente l'Unione delle Liste civiche.

Solo il potere dei cittadini di scegliere liberamente attraverso il procedimento democratico sui fatti che li riguardano, pu? determinare il cambiamento per modificare lo Stato e per diminuire drasticamente il potere dei "rappresentanti", cio? gli sprechi, le inefficienze, i privilegi e la corruzione e diminuire le Tasse e le Imposte, che, lo ricordiamo, sono "FATTI" sui quali il popolo deve avere costantemente il controllo dovendo sudare sette camice per produrre quanto serve a mantenere le proprie Istituzioni.

I cittadini possono diminuirsi le tasse?

I californiani possono andare a votare per diminuirsi le tasse: lo fecero con un'iniziativa allora rivoluzionaria, nel 1978, quando tagliarono a met? le imposte, avviando con due anni d'anticipo la "rivoluzione" reganiana, che doveva drasticamente diminuire il carico fiscale su tutti gli americani e lanciare cos? il boom economico liberista. Nel 1996 fu approvata, in un altro caso controverso, la proposta di tagliare la spesa pubblica a favore dei residenti stranieri illegali, e tre anni fa per mettere fuori legge il sistema delle "quote" con cui il governo dava preferenze alle "minoranze" che avevano subito discriminazioni, reali o immaginarie.

Pochi cittadini sono a conoscenza che la Costituzione italiana, fatta dai partiti per i partiti, non permette alcun controllo sulle spese dello Stato da parte della gente.

Quando gli aventi diritto al voto, i cittadini, sono stati chiamati a pronunciarsi con un referendum sul finanziamento pubblico dei partiti, sebbene la percentuale dei contrari fosse di oltre il 90% dei votanti, i "rappresentanti" non si sono affatto curati della volont? della maggioranza ed hanno tranquillamente violato il Diritto naturale della gente a "controllare" le spese volute dai politici.

Adesso Lei sa di avere una possibilit?: sa di avere un' arma micidiale per cambiare lo Stato, per renderlo pi? giusto, pi? rispettoso, meno sprecone, pi? aderente agli interessi materiali e morali delle presenti e delle future generazioni. Che cosa vuol fare?

Vuole continuare a protestare sterilmente, o vuole impegnarsi per togliere lo Stato dalle mani dei partiti che lo hanno abusivamente occupato e restituirlo ai legittimi TITOLARI che sono i cittadini-lavoratori? Se vuole continuare a protestare al bar, oppure ogni volta che qualcosa non va, ? libero di restare nel gregge che i furbi pastori della politica continueranno a tosare sempre pi? accuratamente e subdolamente.

Se invece ha deciso di reagire, si unisca all'Unione delle Liste civiche, oppure contatti telefonicamente uno dei nomi sotto indicati: ricever? le istruzioni per costituire nel suo Comune una Lista civica e per presentare le Petizioni per modificare lo Statuto comunale introducendo i Referendum legislativi di Iniziativa e di Revisione delle leggi e per l'elezione diretta del Difensore civico da parte dei cittadini e non del Consiglio comunale come avviene adesso. Per referendum di ?iniziativa?, s'intendono azioni tese ad imporre a Comune, Provincia, Regione, Parlamento, deliberazioni su argomenti che interessano l'intera comunit?. Per referendum di ?revisione?, s'intendono quelle deliberazioni o leggi che, gi? assunte dalla Amministrazione pubblica, si vogliono, eventualmente, prese con differenti norme.

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