giovedì 31 maggio 2007

La legge sul conflitto di interessi? un favore ai poteri forti

Sembra ormai in dirittura d'arrivo la legge sul conflitto di interessi. Finalmente, diranno in molti. Non troppo, aggiungo io. La legge sul conflitto di interessi infatti, è il classico provvedimento che non risolve la causa, ma solo uno degli effetti. Per semplificare, è come schiacciare un brufolo invece che smettere di ingozzarsi di salame e cioccolato.

Il problema vero infatti, è quello di evitare che qualcuno possa ingozzarsi troppo di potere nel nostro paese. Per decenni - sinistra e destra - non hanno mai fatto una legge antitrust sull'editoria. La sinistra si è poi svegliata all'improvviso solo perchè è sceso in campo Berlusconi. Ma la verità è che l'attuale situazione fa comodo a molti. Perchè invece di fare una legge ad personam, nessuno (o quasi) ipotizza una legge per spezzare il duopolio televisivo e il conflitto di interessi tra editoria e industria? Davvero qualcuno crede che se diamo Mediaset in gestione a un blind trust tutto si sistema? Così si risolverebbe solo la questione formale relativa a un editore. E solo in parte, poichè chi lavora a Mediaset sa che prima o poi Silvio tornerà.

Se si volesse davvero risolvere la questione, meglio sarebbe lasciare a Berlusconi il diritto di fare quello che vuole, non cercando di limitare la sua influenza (cosa peraltro assai difficile) in Mediaset con una serie di leggi astruse, ma cercando invece di aprire il mercato e far diventare la ditta di Cologno Monzese solo uno degli operatori televisivi, e non il dominus del mercato. Quello che deve far paura infatti, è il potere preponderante in sè. Senza guardare a chi sia in mano, e se questo qualcuno sia in politica. E allora se non privatizziamo almeno una rete RAI (meglio tre), se non apriamo davvero il mercato del digitale terrestre (non come ha fatto finta di fare la legge Gasparri), se non diamo le frequenze a Europa 7 (che ha vinto regolare gara, ma che nè sinistra nè destra hanno avuto interesse a darle l'ok perchè non amica di nessuno), se non facciamo tutte queste cose, non avremo mai un mercato aperto. Un mercato aperto significa avere tanti concorrenti importanti (come nella telefonia mobile), e quando si ha un mercato del genere se un editore si butta in politica, non cambia un granchè (anche perchè più è la concorrenza, e più il proprietario dell'azienda avrà paura a usare le sue tv per ipropri interessi, visto che rischierebbe di avvantaggiare gli altri. Il problema è che bisogna fare in modo che questi altri ci siano). Invece in Italia hanno tutti paura di creare un mercato aperto. Per questo si preferisce parlare del conflitto di interessi: perchè così facendo si evita di parlare del vero problema, l'assenza di mercato.

Pensate ai poteri forti presenti (ma più nascosti di Berlusconi) nell'editoria: secondo voi, di cosa hanno più paura? della legge sul conflitto di interessi (che colpirebbe solo Berlusconi) o di una legge che per esempio imponga l'editore puro e limiti l'ingresso delle industrie nelle proprietà dei giornali o dei media in generale? E il potere forte RAI, cosa preferisce? vivere a scrocco obbligando anche le famiglie più povere a pagargli il canone senza fare servizio pubblico, o accettare la sfida del mercato? a voi la (non troppo) difficile risposta.

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