giovedì 31 maggio 2007

Fannulloni

Per noi i fannulloni sono loro, i politici che coi nostri soldi sono sempre in tour e se la spassano tra convegni, interviste e conferenze stampa di annunci di gloriose imprese e sfavillanti iniziative. Tutte PR per il loro gigantesco IO. Ma quando sudano per l'Italia?
Fate l'agenda di dove sono e cosa fanno i politici italiani, vi accorgerete che neppure a Hollywood si comportano così. Politicano, non fanno politica. Imbrogliano, non dialogano. Sono da evitare, nuocciono gravemente alla salute.
Invece i nostri governanti, spalleggiati dagli analisti di fiducia, dicono che i fannulloni siamo noi. Anche quando si mettono dalla parte dei precari, dei giovani è solo per iscriverli al loro fan club. Ma non li amano, nè i precari nè i giovani, altrimenti non li avrebbero ridotti così. Gli sono semplicemente utili. Altrimenti, con chi andrebbero in tour se non che con la nostra icona di morti di fame?
La cosa più odiosa è quando vogliono proteggerci con quel ghigno da padrini per farci capire che 'o con loro o senza lavoro'. O con quel finto buonismo antianoressico. Sotto la loro egida per noi non cresce un filo d'erba. Ma pussavia! Ora hanno scoperto l'icona dei dipendenti pubblici fannulloni, per scrollarsi di dosso il sospetto che sono loro il furto legalizzato. Ma che si mettano a lavorate fino a che non li spediremo a casa, per la decontaminazione.
Il nostro Ezio Alessio Gensini si è ribellato. Leggete il suo Adesso basta!
d.p.

La campagna contro i fannulloni è vergognosa. Io sono d'accordo con quanto ha dichiarato la segreteria nazionale di USI/RdB-Ricerca, il sindacato maggiormente rappresentativo all'Istat e al Cnr. Hanno detto: "La campagna di aggressione in atto da alcuni mesi nei confronti dei pubblici dipendenti, ormai additati da tutti come "fannulloni", deve aver obnubilato la funzione di controllo delle prove che la stampa deve doverosamente esercitare prima di diffondere una notizia, soprattutto quando si vuole esporre al pubblico ludibrio migliaia di lavoratori accusati di essersi assentati dal posto di lavoro, nel 2005, per 69 giorni di cui trentuno di malattia. In testa alla classifica, i predetti quotidiani, all'unisono hanno messo dipendenti dell'Istat e del Cnr. Nulla di più falso! Come è agevole rilevare dal citato Conto annuale 2005 pubblicato dalla Ragioneria dello Stato, i dipendenti degli enti di ricerca (tra i quali figurano sia l'Istat che il Cnr), nel corso del 2005 hanno totalizzato in media 21,24 giorni di assenze per malattia; 2,99 non retribuite e 0,78 per sciopero, per un totale di 24,51 giorni. Anche a voler aggiungere il periodo di ferie che, come noto, per gli enti di ricerca è di 28 giorni più 4 recuperi festivi, le assenze si attestano su sul dato di 56,51. Abbondantemente al di sotto di quanto riferito dagli organi di stampa. Per l'Istat, le assenze per malattia si riducono addirittura a 14,17 giornate annue per dipendente, come rilevasi dalle tabelle contenute nel Rendiconto dell'ente. E' auspicabile che, per rispetto della verità, i quotidiani che hanno dato ampio risalto alla notizia, con in testa Repubblica , La Stampa e l'Unità, sentano il dovere di rettificare l'errata notizia che getta discredito sia sui lavoratori che sugli enti interessati".

Adesso basta con falsi “reset” come li chiama qualcuno verso i dipendenti dello stato. O vogliamo indagare sulle “ore di mano d’opera impiegate” o “di elaborazione tecnica”, qualcuno “nel privato” arriva a lavorare anche trentasette ore al giorno…..

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