martedì 10 luglio 2007

Umberto Bossi

(Cassano Magnago, 19 settembre 1941) è un politico italiano, già deputato e senatore della Repubblica, ministro, europarlamentare, fondatore e leader del movimento politico Lega Nord.

È sposato con Manuela Marrone, dalla quale ha tre figli: Eridano Sirio, Roberto Libertà e Renzo. Dalla prima moglie, Gigliola Guidali, ha invece avuto il primogenito Riccardo.

Biografia e carriera politica [modifica]

Diplomato con maturità scientifica, si è iscritto all'università nella Facoltà di medicina a Pavia, ma ha abbandonato gli studi prima della fine del corso di laurea, agli inizi degli anni ottanta, per dedicarsi completamente alla politica.

Il suo impegno politico risale agli anni '70, dopo l'incontro col federalista Bruno Salvadori, allora guida dell'Union Valdôtaine, movimento autonomista della Valle d'Aosta, deceduto poco tempo dopo a causa di un incidente.

Agli inizi degli anni ottanta ha fondato assieme ai varesini Roberto Maroni e Giuseppe Leoni la Lega autonomista Lombarda, di cui viene nominato segretario nazionale. Alla fine degli anni ottanta, visto anche il progressivo successo della Lega a livello regionale, porta avanti il suo progetto politico di unire i vari movimenti politici autonomisti dell'Italia settentrionale (Lega Lombarda, Liga Veneta, Arnassita Piemonteisa, Partito del Popolo Trentino-tirolese, Union Ligure, Lega Padana Emilia, Alleanza Toscana), tradottosi quindi nella fondazione dell'Alleanza Nord, divenuta poi Lega Nord, di cui è stato nominato Segretario federale durante una delle adunate di Pontida (Bergamo), chiamate dal partito "Giuramenti" a ricordo del più celebre Giuramento di Pontida tenutosi nel 1167 presso la locale Abbazia di San Giacomo fra le venti città della Lega Lombarda storica.

È stato eletto senatore nella X legislatura (fatto per il quale ancora oggi è soprannominato, con voce lombarda, il "Senatur") e nominato Ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione nel II governo Berlusconi; ha ricoperto per quattro volte la carica di deputato nel parlamento italiano (XI, XII, XIII e XIV legislatura) e per altrettante quella di parlamentare europeo.

L'alleanza con Forza Italia [modifica]

Nello stesso anno crea al Nord con Forza Italia (partito politico fondato nel 1994 dall'imprenditore milanese Silvio Berlusconi) la coalizione elettorale denominata Polo delle Libertà, che assieme ad Alleanza Nazionale vince le elezioni e governa il paese sino al 22 dicembre 1994. In quell'occasione Bossi stacca il suo partito dalla coalizione votando la mozione di sfiducia contro il primo governo Berlusconi (attuando il cosiddetto ribaltone).

La fase secessionista [modifica]

Il 15 settembre 1996, forte del consenso elettorale ottenuto dalla Lega (30% in Veneto, 25% in Lombardia), radicalizzando la propria politica, annuncia di voler perseguire il progetto della secessione delle regioni dell'Italia settentrionale (indipendenza della Padania). A tal fine organizza una manifestazione lungo il fiume Po il cui culmine si tiene a Venezia, in Riva degli Schiavoni, dove dopo aver ammainato la bandiera tricolore italiana, fa issare quella col Sole delle Alpi verde in campo bianco, e proclama provocatoriamente l'indipendenza della "Repubblica federale della Padania" leggendo una dichiarazione che affermava «Noi Popoli della Padania, solennemente proclamiamo: la Padania è una Repubblica federale, indipendente e sovrana...»[1].

Nello stesso periodo crea un'assise politica a Mantova denominata "Parlamento del Nord" (e successivamente Parlamento della Padania) e l'anno successivo porta oltre 6 milioni di persone (cifra dichiarata da organi leghisti) a votare sotto i gazebo per il Primo governo della Padania.

Durante questa fase, ritenendo opportuno dar voce e spazio alla cultura padana, fonda alcuni mezzi di comunicazione, come il quotidiano La Padania, Radio Padania e Tele Padania. Attualmente ricopre l'incarico di direttore politico del quotidiano.

All'opposizione durante i governo di centro-sinistra (Prodi 1996-98; D'Alema I e bis 1998-2000 e Amato 2000-2001), riallaccia i rapporti col Polo di centro-destra in occasione delle elezioni regionali del 2000, costituendo l'anno successivo una nuova coalizione chiamata "Casa delle Libertà", vittoriosa alle elezioni del 13 maggio. Dal 2001 al 2004 ricopre l'incarico di Ministro per le Riforme e alla Devolution.

La malattia [modifica]

La mattina dell'11 marzo 2004 è stato ricoverato in ospedale in gravi condizioni, colpito da un ictus cerebrale che ha causato un edema polmonare e un'anossia al cervello; la riabilitazione lo ha costretto ad una lunga degenza ospedaliera in Svizzera e ad una faticosa convalescenza, e conseguentemente ad una lunga interruzione dell'attività politica.

Nonostante le condizioni di salute è stato candidato come capolista al Parlamento europeo alle elezioni di giugno, risultando eletto nelle due circoscrizioni del nord, con circa 285 mila voti. Per il seggio di Strasburgo ha lasciato la carica di deputato italiano.

Non è più iscritto, così come gli altri parlamentari della Lega, al gruppo euroscettico Indipendenza/Democrazia e, dal 27 aprile 2006 siede tra i membri non iscritti. Nel marzo 2006, infatti "Indipendenza/Democrazia" aveva espulso temporaneamente i parlamentari della Lega per divergenze sulla gestione dei fondi del gruppo e a causa delle provocazioni di Roberto Calderoli in seguito alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul Jyllands-Posten che hanno portato alle sue stesse dimissioni dal governo.

Il rientro sulla scena politica [modifica]

Bossi è tornato sulla scena politica l'11 gennaio 2005 a Lugano (Ticino), dopo 306 giorni dall'incidente, per una manifestazione da lui stesso voluta presso l'ultima dimora del federalista lombardo Carlo Cattaneo, manifestazione che ha fatto discutere nell'ambiente ticinese. Alla manifestazione prende parte anche il ministro forzista Giulio Tremonti (col quale Bossi aveva stretto verbalmente un patto di leale collaborazione chiamato dai media "Asse del Nord") e una delegazione della Lega dei Ticinesi (un movimento politico localista ad ispirazione cantonale elvetico) guidata dall'imprenditore luganese Giuliano Bignasca. In questo incontro Bossi si schiera contro "L'Europa dei Massoni".

Nella primavera 2006, in occasione delle elezioni politiche, interviene personalmente a comizi e incontri pubblici a sostegno dei candidati leghisti al Parlamento e alle successive elezioni amministrative. Eletto deputato quale capolista della Lega Nord Padania-Movimento per l'Autonomia, rifiuta il posto per rimanere al Parlamento europeo.

Il 17 settembre 2006, in occasione del decennale della dichiarazione d'indipendenza della Padania, dal palco galleggiante in Riva degli Schiavoni a Venezia, lancia l'idea di riaprire il Parlamento del Nord, quale punto di contatto fra il cittadino e le istituzioni centrali, e della necessità di un rinnovamento della classe dirigente leghista nella direzione dei giovani.

Il 2 febbraio 2007 partecipa ai lavori di riapertura del Parlamento del Nord a Vicenza. L'assise padana è tornata a riunirsi mensilmente nella città veneta.

Procedimenti giudiziari [modifica]

Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell'amministratore del movimento Alessandro Patelli relativamente ad un finanziamento illecito ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama della Montedison. Dopo aver restituito integralmente la somma di 200 milioni di lire, raccolti dalla base leghista, e dopo l'allontanamento dal partito di Patelli, è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti.

Bossi è stato in seguito condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il tricolore, Il tricolore lo metta al cesso, signora, nonché di aver chiosato "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore". Per la prima affermazione, Bossi è stato condannato il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena; il 15 giugno 2007 la Prima sezione penale della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dalla difesa, lo ha condannato in via definitiva. Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi (allora ministro delle Riforme) per l'accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare, nella sentenza 249 del 28 giugno 2006. All'inizio del 2006 la pena prevista per il reato di opinione è stata modificata, dall'originaria detentiva (che prevedeva fino a tre anni di reclusione), ad una pecuniaria (multa fino al massimo di 5000 euro). Il procedimento è pertanto pendente.

Nessun commento: