lunedì 9 luglio 2007

Giunta per le elezioni: Previti non può essere deputato.

La Giunta per le elezioni ha proposto l'annullamento per motivi di ineleggibilità sopravvenuta. L'ultima parola sulla cessazione del mandato parlamentare dell'ex ministro di Forza Italia spetta all'Aula di Montecitorio

Roma, 9 luglio 2007 - La Giunta per le elezioni di Montecitorio propone l'annullamento dell'elezione di Cesare Previti a deputato per motivi di ineleggibilità sopravvenuta. La decisione è arrivata dopo circa due ore di camera di consiglio, riunita subito dopo aver ascoltato, in udienza pubblica, l'ex ministro di Forza Italia e il suo difensore Giovanni Pellegrino.

L'ultima parola sulla cessazione del mandato parlamentare di Previti spetta all'Aula di Montecitorio. Nel caso la decadenza da deputato dovesse avere il via libera definitivo dell'Assemblea, sarà proclamato al suo posto il forzista Angelo Santori, primo dei non eletti.

In camera di consiglio, i voti a favore dell'annullamento dell'elezione di Previti sono stati 16, tutti i componenti della maggioranza presenti, mentre quelli contrari sono stati 11: tutta l'opposizione.

chi è:

Cesare Previti (Reggio Calabria, 21 ottobre 1934) è un avvocato e uomo politico italiano. È stato proclamato deputato della Repubblica Italiana il 21 aprile 2006 in seguito alla sua elezione nella circoscrizione XV (Lazio 1).

La liceità della sua carica è tuttora dibattuta, in quanto, nell'ambito del processo IMI-SIR, Previti è stato condannato il 29 aprile 2003 dalla IV sezione penale del Tribunale di Milano all'interdizione perpetua dai pubblici uffici[1], pena accessoria lasciata intatta dalla sentenza d'appello e confermata in via definitiva il 4 maggio 2006 dalla VI sezione della Corte di Cassazione[2]. Poiché il deputato Previti non ha mai presentato le sue dimissioni, è compito della Camera deliberare sulla sua deposizione dalla carica di deputato. Il 29 maggio 2007 la Giunta per le Elezioni della Camera dei Deputati ha approvato la proposta di contestazione dell'elezione del deputato Previti[3]. In data 09/07/2007 la giunta per le elezioni della Camera, con il voto contrario dei rappresentanti dell'opposizione, ha approvato la proposta di decadenza che ora dovrà essere sottoposta al voto finale di Montecitorio.


Biografia [modifica]

Nato in Calabria, è cresciuto a Roma, dove diviene avvocato. Previti collabora presto con Silvio Berlusconi e, come amministratore della proprietà della marchesa Casati Stampa, minorenne nobile lombarda, nel 1974 vende la sua villa San Martino di Arcore, passata a Berlusconi per il prezzo di vendita estremamente basso di 500 milioni di lire (secondo i suoi detrattori a circa un terzo di valore del mercato, secondo Previti al giusto prezzo, stanti le condizioni fatiscenti e la necessità di importanti interventi di risanamento dello stabile). In seguito Previti lavora per Fininvest, guadagnando la reputazione di avvocato molto efficiente.

Nel 1994, da esponente di Forza Italia, Previti diviene senatore e Berlusconi, ottenuto l'incarico di formare un governo, tenta di farlo nominare Ministro di Grazia e Giustizia, ma trova l'opposizione del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, quindi Berlusconi lo propone per il Ministero della Difesa, carica che Previti ottiene e conserva dal maggio al dicembre 1994 (e per interim fino al gennaio 1995).

Eletto poi deputato alla Camera, sempre per Forza Italia, nel 1996 e nel 2001, viene messo sotto inchiesta per la corruzione di giudici prima dell'entrata in politica di Berlusconi (processo SME). Nel novembre 2003, dopo molti rinvii (comunque ininfluenti nel computo della prescrizione), viene condannato in primo grado a 5 anni di reclusione (ne erano stati chiesti 11).

Il 2 dicembre 2005, il parlamentare è condannato in appello nel caso SME a 5 anni di carcere dalla Corte d'Appello di Milano per corruzione semplice. Successivamente, il 4 maggio 2006 la Cassazione esprime il verdetto definitivo, condannando Previti a 6 anni di detenzione per l'accusa di corruzione nella vicenda Imi-Sir.

Il 5 maggio, Previti afferma di essersi dimesso dalla carica di parlamentare e si presenta al carcere di Rebibbia, dove viene rinchiuso, essendo arrivato da Milano il provvedimento della Procura Generale di esecuzione della pena.

Il 10 maggio, dopo 5 giorni di carcere, ottiene la detenzione domiciliare, usufruendo della legge, varata dall'ultimo governo Berlusconi e detta "ex-Cirielli" (per i cui contenuti venne definita anche come legge "salva-Previti"), secondo la quale non è più prevista la detenzione negli istituti carcerari per un ultrasettantenne, "purché non sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza né sia stato mai condannato".

In data 24 luglio 2006 in Parlamento non risulta essere stata presentata nessuna "lettera di dimissioni" da parte dell'on. Previti come sottolinea il capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli: «Cesare Previti annunciò più volte che si sarebbe dimesso. A tre mesi dalla sentenza non c'è traccia della lettera di dimissioni dell'esponente di Forza Italia. Perché?».

In data 30 novembre 2006 la Corte di Cassazione ha annullato entrambe le sentenze di merito relative al processo SME emesse dal tribunale di Milano, poiché - secondo la Corte di Cassazione - la procura di Milano era "incompetente" a istruire il procedimento e gli atti vanno trasferiti a Perugia. Essendo il termine di prescrizione fissato per Aprile 2007 è molto probabile che il processo verrà dichiarato prescritto. Permane per Cesare Previti la condanna conseguita per il processo IMI-SIR. Tuttavia, il fascicolo da cui prende origine il processo SME è lo stesso dal quale nasce il procedimento penale sul caso IMI-SIR. Dunque saremmo di fronte a una possibile riabilitazione delle eccezioni inascoltate su IMI-SIR, da valutare nelle sedi opportune.

11 dicembre 2006 Viene stabilita la data di un nuovo processo a suo carico per calunnia, assieme a Giacomo Borrione presidente del Comitato Nazionale per la Giustizia (organismo vicino a Forza Italia in Umbria), che inizierà il 19 Aprile 2007 a Brescia. Secondo il Codice penale (art. 368) commette calunnia chi «incolpa di un reato una persona che egli sa essere innocente, oppure simula a carico di una persona le tracce di un reato». La pena per questo reato è la reclusione da 2 a 6 anni, salvo i casi di aggravante. I due avevano accusato i p.m. milanesi di aver nascosto prove dell'innocenza di Silvio Berlusconi e altri imputati per la vicenda "toghe sporche". Dopo che il Tribunale di Brescia ha prosciolto i p.m. milanesi, è stata disposta l'apertura di un fascicolo per il reato di calunnia a carico di Previti e Borrione, per il quale il 19 Aprile appunto si aprirà un nuovo processo a carico degli stessi.

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