lunedì 9 luglio 2007

Italiani spremuti da sprecopoli: qualcuno sta barando

CHISSÀ se ne beneficerà il «tesoretto». Nei primi quattro mesi del 2007, abbiamo incassato 6,7 miliardi di euro in più rispetto all’anno scorso. «Grazie alla lotta all’evasione» scrive qualcuno, portata avanti anche dalla Guardia di Finanza, diretta fino a qualche giorno fa dal generale Speciale. Ad entrate record però corrisponde anche una spesa pubblica altrettanto da primato: nel 2006 ha superato la metà del prodotto interno lordo, aumentando ben del 7,9%. In Italia siamo abituati alle contraddizioni ma ci chiediamo: se i ministri richiedono maggiori somme per svolgere le proprie funzioni e contemporaneamente la spesa pubblica aumenta, questo fiume di soldi dove va a finire? E’ un mistero glorioso. Qualcuno certamente bara, e non sarebbe difficile individuare chi. Basta guardare l’aumento delle spese delle Regioni, per esempio, dimostrazione evidente che il regionalismo in Italia è profondamente da ripensare. Se, per esempio, si analizzasse con attenzione il bilancio dello Stato, certamente sarebbe possibile dotare gli uffici giudiziari almeno dei buoni benzina e della carta per la fotocopiatrice. Succede anche questo nelle regioni di frontiera nella lotta alla criminalità organizzata. Eppure la spesa pubblica corre. Ed è surreale che oggi venga definita «antipolitica» la legittima richiesta dei cittadini di ridurre in modo drastico ed organico la spesa degli eletti ai vari livelli. Eppure, in tale contesto gli sprechi sono i più evidenti ed ingiustificati. Infatti, la riduzione del costo della politica incide direttamente ed immediatamente sulla spesa corrente ed in modo strutturale.

IL MINISTRO Santagata aveva promesso entro metà giugno un intervento prodianamente «serio». Staremo a vedere se, per esempio, le ingiustificate pensioni degli eletti al Parlamento debbano continuare a gravare sulle spalle di tutti i cittadini oppure verranno allineate a tutte le altre, come sarebbe doveroso. Vedremo, per esempio, se Camera e Senato ridurranno spese che non hanno confronti in nessun’altra democrazia planetaria. Non può sfuggire che da soli i due rami del Parlamento incidono per i due trentacinquesimi della manovra fiscale complessiva della legge finanziaria dello Stato: contemporaneamente un’enormità ed un’assurdità. E poi ci chiediamo dove va a finire la spesa corrente? Sarebbe ora che si dessero una regolata. Staremo a vedere, ma mettiamo pure nel conto che se non ci saranno subito provvedimenti responsabili non si potrà stare con le mani in mano. Bisognerà attrezzarsi di conseguenza.
E non certo a parole.

fonte: http://www.blogquotidiani.net/

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