E' un passaggio chiave che conclude un'operazione iniziata da De Benedetti un anno prima. Con un'audace colpo di scena, l'ingegnere dell'Olivetti ha bruciato sul tempo i francesi di BSN Gervais Danone, sicuri si avere l'affare in tasca grazie all'appoggio di Mediobanca, e si è assicurato la Buitoni. Un gruppo la cui situazione finanziaria non è fiorente ma che già a fine '85 metterà a bilancio un attivo di 448 milioni di lire rispetto ai forti passivi del biennio precedente e che conta su un fatturato consolidato di 1176,6 miliardi di lire. Il disegno di De Benedetti è semplice quanto ambizioso: creare un polo alimentare italiano privato, di dimensioni tali da poter rivaleggiare con i grandi concorrenti stranieri, cedendo eventualmente alcuni brand con un abile spezzatino azionario. Buitoni punta la Sme per questo: con 3mila miliardi di lire di fatturato e 18mila dipendenti, Sme controlla marchi di prestigio come Cirio, Motta Alemagna, Bertolli, Charms, Sanagola. Offre accesso al settore alimentare ma anche della distribuzione (GS supermercati) e della ristorazione (Autogrill). Un progetto che non può non ricevere avvallo politico per andare in porto.
SME: UNA PRIVATIZZAZIONE A OSTACOLI | |
L'accordo Prodi - De Benedetti, tuttavia, contiene una clausola - trappola per l'Ingegnere: l'esecuzione del contratto dipende dall'ok del Cda dell'IRI, che arriva il 7 maggio '86 "salvo l'autorizzazione dell'autorità di governo". Ma il 24 maggio arriva all'IRI un'altra proposta di acquisto della Sme: la presenta l'avv. Italo Scalera, che non rivela il committente, e la cifra offerta è maggiore, 550 miliardi. Appena 3 giorni dopo, il 27, il Comitato Interministeriale per il coordinamento della Politica Industriale delibera a favore della privatizzazione della Sme e detta le condizioni per la sua cessione: garanzia della non alienazione a gruppi stranieri della partecipazione "per un congruo numero di anni", rispetto dei programmi di investimento e dei livelli occupazione definiti dal governo. Inizia una settimana cruciale per l'avvenire della Sme, che in Borsa viene sospesa a più riprese dalla Consob: dal 29 maggio al 6 giugno l'IRI riceve 3 nuove offerte per la Sme. La prima è della Iar: una società costituita da Barilla, Ferrero, Berlusconi, Conservitalia. La seconda è della Cofima, società di imprenditori campani guidata dal napoletano Fimiani. La terza è della della Lega delle Cooperative. Scalera esce di scena. leggi tutto su fonte: http://www.rainews24.rai.it/ran24/speciali/irisme/sme_privatizzazione.htm |
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