mercoledì 20 giugno 2007

Preti Pedofili: 20 parlamentari firmano una petizione per oscurare il documentario della Bbc

Venti parlamentari italiani hanno sottoscritto un appello indirizzato ai dirigenti della RAI e alla Commissione Parlamentare di Vigilanza affinché il documentario della BBC “Sex Crimes and the Vatican” non sia trasmesso “da una rete pubblica sostenuta dal canone di tutti gli italiani”. (…) I firmatari affermano di non essere affatto contrari a trasmissioni televisive dove si parli con serietà del “problema reale e doloroso” dei preti pedofili. Ma chiedono che non sia trasmesso un documentario “sensazionalistico e falso” di cui elencano puntigliosamente gli errori materiali.

Vediamoli, allora, gli errori materiali “puntigliosamente” elencati da questi paladini della verità, prendendo visione dell’appello sul sito del CESNUR:

Per esempio, si presenta l’istruzione Crimen sollicitationis del 1962 come un documento che aveva lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. A prescindere dal fatto che la Crimen sollicitationis si occupa nei primi settanta paragrafi delle relazioni sessuali di sacerdoti con donne (non con bambine), e dedica ai rapporti di sacerdoti con minori prepuberi soltanto mezza riga nel paragrafo 73, è precisamente il contrario. Il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese”. Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia “incorre nella scomunica”. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia.

Il rilievo, ad una prima occhiata, potrebbe anche apparire fondato; senonché, gli estensori dell’appello omettono di precisare che gli articoli 16, 17 e 18 dell’istruzione, com’è agevole rilevare, contengono un obbligo di denuncia non alla magistratura penale, ma al San’Uffizio; il quale, a sua volta, procederà nella segretezza assoluta, così come prescritto dal precedente articolo 11. Se non è zuppa, come suol dirsi, è pan bagnato…

Un’altra gravissima menzogna del documentario consiste nel sostenere, a proposito della lettera De delictis gravioribus del 2001, sottoscritta dal cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e che dà esecuzione a norme fissate da Giovanni Paolo II poche settimane prima relative alla competenza dei diversi tribunali ecclesiastici, che si tratti del “seguito” della Crimen sollicitationis e che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”.

Questo, onestamente, è vero; è altrettanto vero, tuttavia, che la lettera in questione si chiude con la seguente frase:

Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio.

Non appare inutile, a questo punto, verificare in cosa consista il cosiddetto “segreto pontificio”, e in che modo venga sanzionato dal diritto canonico.

Segreteria di Stato
Norme sul segreto pontificio
Art. III: Sanzioni
1) Chi è tenuto al segreto pontificio ha sempre l’obbligo grave di rispettarlo.
2) Se la violazione si riferisce al foro esterno, colui che è accusato di violazione del segreto sarà giudicato da una commissione speciale, che verrà costituita dal cardinale preposto al dicastero competente, o, in sua mancanza, dal presidente dell’ufficio competente; questa commissione infliggerà delle pene proporzionate alla gravità del delitto e al danno causato.
3) Se colui che ha violato il segreto presta servizio presso la Curia Romana, incorre nelle sanzioni stabilite nel regolamento generale.

Mi pare chiaro, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la violazione del segreto pontificio rappresenti una colpa di gravissima entità, tale da giustificare l’istituzione di un’apposita commissione speciale che deliberi le pene da infliggere. Se non ci si ferma al semplice dato letterale dell’esplicita menzione della scomunica, quindi, l’intenzione di far calare il silenzio sui casi di pedofilia risulta in modo più che evidente.

In chiusura, nell’invitare gli allarmati firmatari dell’appello a concepire eccezioni più puntuali a supporto della loro preoccupazione, mi corre l’obbligo di porre loro una domanda: al di là di quanto espresso dai documenti (che pure, come si è visto, non fornisce grandi appigli al loro tentativo di censura), quanti sono stati, dal 1962 ad oggi, i casi di pedofilia effettivamente denunciati dal Vaticano all’autorità giudiziaria? E quanti, invece, sono stati insabbiati ricorrendo alla strategia dei trasferimenti e alla sistematica sottrazione dei colpevoli alla giustizia penale?
Perché, sapete com’è, anche i fatti, dalle nostre parti, hanno la loro importanza…



UPDATE, Si riporta qui di seguito i nomi, cognomi e partiti dei parlamentari firmatari dell'appello:

Antonio Battaglia (AN)
Isabella Bertolini (FI)
Laura Bianconi (FI)
Paola Binetti (Ulivo)
Gabriella Carlucci (FI)
Simonetta Licastro Scardino (FI)
Luigi Manfredi (FI)
Alfredo Mantovano (AN)
Luca Marconi (UDC)
Riccardo Migliori (AN)
Angela Napoli (AN)
Patrizia Paoletti Tangheroni (FI)
Gaetano Quagliarello (FI)
Giacomo Santini (DCA)
Gustavo Selva (AN)
Francesco Storace (AN)
Roberto Ulivi (AN)
Michele Giuseppe Vietti (UDC)
Luca Volontè (UDC)
Marco Zacchera (AN)

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